
BOLENTINO
Saraghi Maggiori in corrente
A cura della redazione di GlobalFishing magazine
Il drifting è una disciplina veramente versatile; anzi potremo definirla l’arte del richiamo. Una sottile scia di odori e sapori che può richiamare i pesci da distanze enormi. Ma questa volta non ingannerà i grandi pelagici, ma pregiatissimi sparidi. Sparidi di fondo, sospettosi, volubili e combattivi, come i i saraghi maggiori, che insidieremo con attrezzi leggeri e con la tecnica del light drifting e con le esche più comuni in assoluto, le sarde.
Lo spot
Prima di iniziare la nostra virtuale sessione di pesca, spendiamo due parole sulla scelta dello spot. Non tutti i fondali ospitano saraghi di taglia interessanti per questa pesca; perché, tra le altre cose, cercheremo la massima selettività perché saremo alla ricerca di pesci grandi. Allora i fondali che dovremo ricercare sono misto sabbia scoglio, o meglio grotto e anfratti sparsi tra le posidonie, con batimetriche dai 12 ai 25-30metri di profondità, antistanti spiagge, calette e moli frangiflutti. Posti ricchi di corrente insomma, e di mangianza. Si pesca dall’ alba al tramonto, meglio se dopo una buona scaduta, con acqua leggermente torbida. Cielo plumbeo e magari una “fastidiosa” pioggerella, completeranno lo scenario migliore. Occhio alla marea, i saraghi entrano in attività a cavallo della fase di alta, e nelle prime due ore di inversione dei flussi verso la bassa.
Univerale sardina
Per una battuta di mezza giornata, sono necessarie 2/3 casse di sarde; alcuni chili di esse, utilizzate per l’innesco, saranno mantenute nel ghiaccio durante la pescata per mantenerle sode, ed evitare che i bocconi si sfaldino. Le utilizzeremo a tocchetti, oppure intere senza testa. Per la pasturazione dovremo operare in modo tale da creare una scia omogenea, ed in assenza di sistemi automatici come il sardamatic, dovremmo essere noi, ad intervalli di 2/3 minuti, a gettare in mare la quantità opportuna per evitare che i pesci si disperdano, e stazionino invece ad una distanza ottimale dalla barca per pescarli sul filo della corrente. Con pesci in frenesia, si diminuirà man mano l’intensità della pasturazione stessa per non saziarli.
Armamento da maggiori
Gli attrezzi saranno composti da canne da 3,50 m a 5 m, con vettini sensibilissimi ed equipaggiate con mulinelli 4500-5500 tipo vertigo, luis rioby,camria o lybra tica con nylon in bobina dello 0,22-0,24, dicroico. Il terminale, in fluorocarbon dello 0,22/0,26, si monterà in linea con la madre, tramite una girellina a tre metri dall’ amo che potrà essere ad esempio un Tubertini 5180 n. 2-4, la cui dimensione sarà relazionata al size del boccone: solitamente il 4 è per il tocchetto, il 2 per la sarda intera o per il filetto. Fluorocarbon da 0,20-21-23-24-26 completeranno la nostra insidia. Considerando che in caso di corrente media o sostenuta dovremo zavorrare la nostra montatura, dovremo equipaggiarci con piombo tenero spaccato a palline del peso di 1gr, per poter gestire piombature di peso complessivo fino a 5 gr.
In Azione
L’azione di pesca si effettuerà rigorosamente con barca ben ancorata. Fileremo in mare l’esca a seguire la corrente, ossia in rilascio. Ad archetto aperto daremo filo man mano che il boccone tenderà a “tirare” , fino a toccare fondo a volte anche a 50 metri dall’imbarcazione. La mangiata del sarago sarà inconfondibile, tocche secche e potenti, e il combattimento successivo, sarà divertente e gratificante. Occhio, che anche qualche oratona potrebbe capitare più spesso di quanto pensiamo. Buon diverimento!
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